Checco Zalone (nome del personaggio e del comico che lo interpreta) si occupa di sicurezza in una discoteca brianzola (ovvero, fa il buttafuori) ma ha grandi ambizioni. Il concorso da carabiniere lo fallisce regolarmente, ma grazie alla madre si fa assumere alla Curia di Milano come guardia giurata. Ma è un pasticcione, e continua a essere spostato sempre più nelle retrovie, finché finisce – per non far danni – tra le guglie del Duomo. Finché un gruppo di musulmani, in particolare un giovane e sua sorella, per una loro vendetta vogliono “far saltare la Madonnina”: lui, rozzo e non particolarmente intelligente, può essere l’inconsapevole strumento dei loro piani. E quindi la giovane e bella Farah entra in contatto con lui. Che se innamora, con una serie di conseguenze che lasciamo alla sorpresa degli spettatori…
Dopo il grande, imprevisto, successo di Cado dalle nubi, torna la coppia formata dal regista Gennaro Nunziante e dal comico Checco Zalone (nome d’arte di Luca Medici, con cui firma la sceneggiatura). Entrambi pugliesi e collaboratori da tempo (Nunziante scriveva i testi a Zalone già nelle sue prime performance tv, a Telenorba), i due scrivono insieme i loro film e mantengono una rigida distinzione di ruoli: il primo dirige, il secondo fa il comico e non ha pretese (come altri) sulla regia. Ma sono entrambi autori, eccome, di una comicità nuova e antica insieme, garbata e scorrettissima allo stesso tempo, che “castiga” i costumi ma non riesce a far arrabbiare troppo nemmeno i bersagli della propria vis umoristica. C’è un’idea di umorismo che ci piace, che prende per i fondelli ma non infierisce, che fa sorridere (e spesso ridere, e di gusto) senza volgarità ma con acume. Nunziante & Zalone stavolta hanno molte più attenzioni su di loro: il che è positivo ma pericoloso, in genere; per questo, spesso, il secondo film diventa una delusione. E loro, non vanno – come in genere si fa – a rimorchio del primo successo, rischiando poco e ripetendo molto, ma pur con alcuni elementi simili (a cominciare dalla personalità di Zalone, sempre uguale come Totò o le maschere della commedia dell’arte) alzano la posta e livello di rischio. Confermando in pieno le doti del primo film. Se in Cado dalle nubi si scherzava sui leghisti (e questo è facile, non sono i primi a farlo) e sui gay (e questo è invece politicamente scorretto), con caustica bonarietà – ossimoro perfetto per loro – stavolta si impegolano in una vicenda spinosissima, che tocca addirittura il terrorismo islamico e anche le missioni italiane in Iraq. Speriamo che nessuno se la prenda: anche perché i due sono abili a ironizzare su terroristi islamici e musulmani (distinguendo, giustamente), e su un militare che va in missione per pagare il mutuo e, soprattutto, per sfuggire alla moglie petulante… Il tutto con battute, gag e tempi comici notevoli. Parte integrante della comicità di Zalone sono le canzoni, geniali, che anche stavolta diventeranno dei tormentoni come in “Se mi aggiungerai”: «Se inventavo io Faceboòk una regola avrei messa, niente foto sul profilo se sei cessa…»…
In Che bella giornata c’è cura nei dialoghi e nelle battute (anche quelle, rischiosissime, a base di strafalcioni: quanti ne abbiamo visti di film così?), una storia che sta in piedi – con al centro persone sopra le righe ma vere, famiglie caotiche ma vive – con un percorso in crescendo che finisce in maniera significativa (e a sorpresa), in grado di regalare perle di simpatia e dettagli gustosi anche ai personaggi che circondano il protagonista, interpretati da attori di grande livello e diretti in maniera impeccabile: oltre alla bella e brava Nabiha Akkari (tunisina che vive in Francia) nei panni di Farah, troviamo Tullio Solenghi (l’arcivescovo di Milano), Rocco Papaleo (il padre militare, perfetto), Ivano Marescotti (già in Cado dalle nubi, nonché spalla di grandissimo valore in tanti film, per esempio con Benigni), Michele Alhaique giovane prete, l’amico “nerd” pugliese Luigi Luciano, Anna Bellato (la giovane brianzola innamorata di Checco), Paolo De Vita (lo zio maresciallo dei carabinieri). E c’è anche un cameo del cantautore Caparezza, costretto a cantare canzoni improbabili (“Sarà perché ti amo” dei Ricchi e Poveri…) in una festa di battesimo che è tra le vette comiche del film.
Soprattutto, non era facile trovare una chiusura degna all’intricata vicenda della storia impossibile tra Checco e la bella ma misteriosa Farah. E la soluzione scelta è sorprendente, arguta, perfino emozionante.
Antonio Autieri