Raccontare per immagini il mito lontano, nel tempo e nello spazio, per giudicare il mondo di oggi. È questa la sfida lanciata da un grande maestro del nostro cinema, Ermanno Olmi (La leggenda del santo bevitore, Il mestiere delle armi), attraverso un film delicato ed originale. La bellezza di una donna, di un passato lontano, di valori sommersi nelle acque del tempo; il tradimento del Potere, che sfrutta l’uomo per i propri fini; l’ansia di libertà: Cantando dietro i paraventi non è poi così lontano da Il mestiere delle armi, nel tratteggiare figure esemplari. Come nel film su Giovanni dalle Bande Nere, a raccontare l’intera vicenda è un personaggio presente sulla scena (là era l’Aretino, qui è il pirata interpretato da un ottimo Bud Spencer), una vicenda esemplare sull’uomo, fatto di violenza e di virtù. Là come qui, un tradimento infausto e una riflessione realista sulla guerra (e sulle armi: il cannone!).
Cantando dietro i paraventi non è un film semplice: ostico a partire dal ritmo narrativo (scandito da due personaggi: il giovane spettatore di uno spettacolo teatrale e il vecchio pirata), spesso ermetico in alcuni passaggi, indubbiamente affascinante sul piano visivo (impressionante la scena degli aquiloni).
Antonio Autieri