Eilis è una giovane irlandese che a metà del ‘900 come tante sue conterranee lascia la patria per andare dall’altra parte dell’Oceano. Abbandona con dolore sorella e madre ma anche un paese provinciale e tradizionalista che le va stretto, per approdare in un mondo nuovo che da principio la spaventa. Ma quando sembra che la nostalgia per la sua casa, per una realtà calda e rassicurante se pur non perfetta, sembra avere il sopravvento, ecco che l’incontro con un gentile ragazzo italiano la cambia. Il rapporto si fa via via più stringente, e di pari passo iniziano a girare anche gli altri aspetti della sua vita: il lavoro, lo studio per diventare commercialista, le relazioni sociali. Quando i due sono a un passo dal progettare la loro vita futura, un evento improvviso cambierà le carte in tavola e una serie di fattori (che non sveliamo) metteranno a dura prova le convinzioni di Eilis.
Love story dai tratti melodrammatici che nella sua prima parte inanella i classici luoghi comuni da film sui migranti, pur riuscendo a tenere la retorica al minimo, preparando il terreno per l’impennata che si ha nella seconda parte. Merito di Nick Hornby che scrive la sceneggiatura adattando per il grande schermo l’omonimo romanzo di Colm Tóibín, riproponendo quelle atmosfere sofisticate ed eleganti che già avevamo visto in An Education. Il film così, dopo un inizio calligrafico (che pur si gusta grazie ad un’ottima realizzazione e alla bravura degli attori, per lo più volti irlandesi poco noti), ha un’impennata diventando un mirabile esempio di coerenza narrativa, una storia forse semplice ma raccontata con grande coesione, senza strappi e forzature, crescendo di intensità scena dopo scena fino a coinvolgere lo spettatore per gli esiti delle scelte dei protagonisti.
Pietro Sincich