Terzo capitolo della saga cinematografica di Bridget Jones, iniziata nel 2001 con Il diario di Bridget Jones e proseguita nel 2004 con il modesto Che pasticcio, Bridget Jones! Per chi non lo ricordasse, nel secondo episodio abbiamo lasciato Bridget ( Renée Zellweger) ormai decisa a sposare il suo amato Darcy (Colin Firth).
Bridget Jones’s Baby sovverte fin dall’inizio il finale della puntata precedente. Infatti Bridget ha o il brillantermai 40 anni, non si è sposata con Darcy (ormai sposato con un’altra donna) e si è buttata a capofitto sul lavoro: infatti da semplice inviata televisiva è diventata una produttrice delle news.
Trascinata ad una festa dalla sua amica/ collega Miranda, s’imbatte in Jack (Patrick Dempsey). La settimana dopo è la volta del mai dimenticato Mark Darcy, pronto a riprendere la storia interrotta con Bridget. E da due notti di passione, altamente impreviste, ecco che Bridget si ritrova ad aspettare un figlio e a non sapere quale dei due uomini sia il padre. Da questo momento in poi ritorna il triangolo amoroso dei primi due film, solo che al posto di Hugh Grant – che parrebbe morto in un incidente aereo – troviamo Patrick Dempsey che gareggerà con Colin Firth per dimostrare di essere un padre migliore. In questo triangolo si inserisce la ginecologa di Bridget (Emma Thompson), l’unica a sapere della “doppia paternità”.
Ritornano le gag, battute, situazioni divertenti e assurde dei primi due capitoli, grazie ai soliti equivoci e alla goffaggine irrimediabile della protagonista. E in effetti il film qualche sorriso lo strappa. Ma, anche per colpa di un’orribile chirurgia plastica, non siamo più di fronte alla brillante e deliziosa Reneé Zellweger di 15 anni fa. Soprattutto , molte battute risultano essere poco credibili e alquanto forzate, e purtroppo non mancano alcune situazioni parecchio volgari. Ma nel finale, tra una Emma Thompson davvero in forma – protagonista delle battute più comiche – e il “triangolo” che si sposta in zona ospedaliera, il film riprende quota e si fa in parte godibile. Basti ricordare Darcy e Bridget che vanno all’ospedale a piedi e si imbattono in una manifestazione femminista che va nella direzione opposta. Ma il finale, è debole e un po’ telefonato: per chi cerca il lieto fine e soprattutto per chi si è affezionato al personaggio femminile più goffo delle commedie degli ultimi anni il risultato può essere accettabile. Per gli altri, molto meno.
Elettra Lattanzi