Come mai noi americani siamo così? Siamo una nazione di maniaci delle armi o siamo semplicemente pazzi? Perché nel vicino Canada le cose vanno molto diversamente? Sono le domande che si pone Michael Moore, regista noto negli Usa per i documentari sociali (celebre “Roger & Me”, sui licenziamenti alla General Motors: sarebbe di attualità oggi, con quello che succede alla Fiat). Un paese dove – è la prima sequenza di Bowling a Columbine – alcune banche regalano un fucile a chi apre un conto corrente. Atto d’accusa contro la troppo facile diffusione di armi e munizioni, anche tra i giovanissimi, il film di Moore è più che un documentario tanto da essere stato selezionato in concorso a Cannes (non accadeva da 46 anni), dove ha vinto un premio speciale. E in effetti, tra le interviste ai liceali di Columbine scioccati dalla strage compiuta da due coetanei, adolescenti teppisti che puntano a diventare numeri 1 “del settore” e adulti che tengono la pistola sotto il cuscino, Moore crea un ritmo e una tensione da thriller, coniugando inoltre la denuncia sociale con un umorismo sulfureo. A Cannes pubblico e critica si sono divertiti, commossi, indignati. Eccezionale, tra le tante, la ricostruzione angosciante dell’assalto di Columbine (dove l’educazione la fa il bowling, da cui il titolo) con il montaggio dei video della Tv a circuito chiuso. Ma anche la tigna di Moore (aspiranti giornalisti, imparate come non si dà tregua agli intervistati…), accompagnato da una vittima in sedia a rotelle, in un supermercato dove si vendono ai ragazzini proiettili da caccia grossa, ottenendo una grande vittoria. E tanti altri episodi allucinanti su una nazione dove la prima reazione è armarsi fino ai denti. Esilarante la performance del comico Chris Rock, ripresa da uno show Tv: “Il problema – dice più o meno – è che le pallottole costano poco, chiunque può comprarle. Se costassero 10.000 dollari l'una, sarebbe diverso: durante una rissa uno dovrebbe dire, 'Adesso ti sistemo: vado ad aprire un mutuo e poi torno a spararti…”. ,Ritmo, umorismo, partecipazione umana ma anche talento visivo sono le qualità del film, che ha come unica pecca forzature dettata da ideologia pacifista (“bipartisan”: sia Clinton che Bush sono pericolosi guerrafondai e reazionari) e qualche semplificazione pericolosa: la peggiore, è l’“assoluzione” totale del cantante Marilyn Manson, che inneggia alla violenza e poi si difende con i luoghi comuni dell'artista libero (“le canzoni non hanno mai fatto male a nessuno”, dice la rockstar).,Ma il colpo di scena finale lascia senza fiato, quando con grande faccia tosta Moore – dopo averlo attaccato per mezzo film – va a trovare a casa l’attore Charlton Heston, capo della potente NRA che difende l’uso libero delle armi: fingendosi un suo fan, lo metterà in seria crisi.,Premio Oscar 2002 come miglior documentario.
Bowling a Columbine
Un documentario che mescola interviste, filmati di repertorio e di telegiornali, perfino registrazioni a circuito chiuso, con unico obiettivo: dichiarare guerra… alle armi. Con qualche semplificazione, ma con grande passione e lucidità. E un’incredibile faccia tosta, che fa infilare il regista nella casa del suo peggior nemico…,