Björn Borg ha già vinto Wimbledon quattro volte e concorre per la quinta: soprannominato “l’uomo di ghiaccio”, non lascia mai trasparire le emozioni, è una macchina segnapunti; Borg la macchina, lo ritengono tutti. John McEnroe è di tre anni più giovane: aggressivo, volgare, sul campo impreca e attacca gli arbitri. Nell’estate del 1980 si svolge il torneo di Wimbledon: Borg e McEnroe rivivono la loro storia personale e sportiva “un punto alla volta”, fino ad arrivare alla finale, dove i due campioni si devono sfidare…
Borg McEnroe è il secondo film nel giro di poche settimane che verte su uno storico scontro di tennis, dopo La battaglia dei sessi; un fatto inconsueto, considerando che non è tra gli sport più visivamente spettacolari (nel corso della storia del cinema le pellicole con tale ambientazione sportiva si contano sulle dita di una mano). Borg McEnroe è la storia di un grandissimo incontro di tennis, uno sport che in buona parte sembra giocarsi nella testa degli atleti, e proprio per questo il film è soprattutto la storia di due persone, delle loro vite e esperienze e di come queste si ripercuotono nello scontro. Borg è interpretato dall’attore svedese Sverrir Gudnason, non particolarmente famoso, ma bravissimo, freddo ma dallo sguardo molto profondo; invece a incarnare McEnroe troviamo Shia LeBeouf, molto bravo e nella cui interpretazione non è difficile ritrovare cenni autobiografici. La regia è invece dello svedese Janus Metz, regista televisivo e di documentari al primo film veramente importante, che dirige con una cura e una sobrietà molto nordica soprattutto nei flashback sul passato di Borg, fino ad arrivare al match finale.
La partita è un piccolo gioiello di tensione e di montaggio dove il regista usa tutti gli strumenti in suo possesso, dai primi piani strettissimi a vertiginose inquadrature dall’alto, camera a mano e rallenti, dove oltre ai gesti dello scontro quello che entra in campo è la storia di ognuno, e in quella partita, entra in gioco («un punto alla volta») la storia di chi gioca.
Inoltre poi il film, come spesso accade nei film sullo sport, man mano che la partita avanza acquista uno slancio umanista. Così vediamo crescere il rispetto e la stima reciproca tra i due giocatori, che porta alla bellissima scena finale all’aeroporto e che apre ad una longeva amicizia.
Un bel film, per gli appassionati di tennis e non solo.
Riccardo Copreni