Le quattro non più tanto giovani amiche di Book Club – Tutto può succedere tornano ad abbracciarsi, dopo la pandemia che ha fermato il mondo ma non il loro club del libro, che è proseguito imperterrito online, in Book Club – Il capitolo successivo. Nel momento in cui si rincontrano Vivian (Jane Fonda) annuncia, con grande sorpresa di tutte, sé compresa, che è in procinto di sposarsi con Arthur (Don Johnson). Per festeggiare l’evento le amiche decidono di celebrare l’addio al nubilato con un viaggio, a lungo rimandato, in Italia. L’entusiasmo inizialmente manca ma Carol (Mary Steenburgen) insiste finché non si convincono tutte e il viaggio ha inizio. Naturalmente le sorprese non mancano e tra momenti di svago, disavventure e incontri più o meno piacevoli, le quattro hanno modo, nonostante l’età, di scoprire grandi verità su sé stesse, sull’amore e sulla vita e soprattutto di legarsi ancor più l’una con l’altra dopo cinquant’anni di amicizia.

Il grande tema del film viene annunciato all’apertura, con una frase di Paulo Coelho che dichiara che non vi sia bugia più grande del fatto che il controllo della nostra vita, dopo una certa età, sfugge di mano. Se nel prequel il libro-guida per le quattro amiche era stato Cinquanta sfumature di grigio, qui l’equivalente sarebbe L’alchimista, per l’appunto di Paulo Coelho. Come il protagonista del romanzo le amiche interpretano i “segnali del destino”: è questo il motivo per cui decidono di partire, e leggono in questo modo molti dei fatti che accadono loro durante il viaggio. Il rischio però è quello di cedere il controllo della propria vita a una forza cieca che si interpreta come destino, dimenticandosi di fare le proprie scelte. Questa è la più grande lezione che le amiche, nel corso del viaggio, apprendono: la vita è ancora ed è sempre stata nelle loro mani e sono pienamente responsabili delle azioni che compiono. Certamente una tematica interessante, di cui si può comunque ampiamente discutere.

Importante anche il tema del matrimonio: la grande domanda iniziale è come sia possibile che una donna finisca a sposarsi dopo i 70 anni. Ma nel corso del film la domanda sembra ampliarsi e si tenta di parlare del valore dei rapporti in generale, di quelli coniugali in particolare, ma anche dell’amore e del ruolo che ricopre nella vita di ciascuno. Gli spunti di riflessione, anche in questo caso, sono interessanti, ma risulta problematico il modo, spesso melenso e poco profondo, di introdurli e poi di trattarli.

Costellato, poi, di una serie di battute veramente poco riuscite, Book Club – il capitolo successivo si salva principalmente per le performance di un cast straordinario: spiccano su tutti naturalmente le quattro protagoniste, tra le quali le non ancora citate Diane Keaton (Diane) e Candice Bergen (Sharon), ma non sono da sottovalutare le comparse di personaggi più o meno rilevanti, tra cui Andy Garcia (Mitchell) o Vincent Riotta (chef Gianni).

Il film, infine, è certamente pensato come un grande omaggio all’Italia: inquadrature spettacolari dei nostri monumenti e paesaggi più celebri, una colonna sonora in gran parte italiana, la partecipazione di attori italiani come Giancarlo Giannini. Il problema, però, è che per uno spettatore italiano questo film è tutto un susseguirsi di cliché sul proprio paese, per non parlare di alcuni aspetti della narrazione che agli occhi di un autoctono appaiono quantomeno fantasiosi se non addirittura ridicoli. Amareggia di sicuro la possibilità che, guardando questo film, qualcuno possa farsi un’immagine dell’Italia tanto romanzata e stereotipata.

Carla Barenghi

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