La regista berlinese Nicolette Krebitz concorre con il suo lungometraggio A E I O U – A Quick Alphabet of Love: Anna, attrice sessantenne e ormai al tramonto, diventa l’insegnante di dizione di Adrian, che riconosce come il giovane adolescente che l’aveva scippata il giorno prima; tra i due nasce una forte intesa che li porterà a una fuga d’amore, per poi perdersi e, infine, ritrovarsi. Come altri autori al festival, anche la Krebitz affronta l’argomento dell’amore tra due persone con un forte divario di età. In questo caso, però, il film non può contare sulle interpretazioni di attori di spessore: Sophie Rois e il giovane Milan Herms rimangono piuttosto anonimi nella loro storia di intesa e passionalità totalizzante, che lascia tutto il resto fuori scena. Senza una rete di relazioni, però, l’alfabeto d’amore dei due protagonisti si esaurisce in fretta, senza riuscire a dire allo spettatore qualcosa di più. Sprecata allora la presenza di Udo Kier (Don’t WorryDownsizing), amico e padrone di casa che osserva la vita di Anna rimanendo però ai bordi del quadro.

Presentata nella selezione “Panorama” l’opera di Francesco Costabile Una femmina, tratto dal libro di Lirio Abbate “Fimmine Ribelli”. Ambientato in una Calabria tanto contemporanea quanto lontana nel tempo per costumi sociali, il film di Costabile ha come protagonista Rosa (Pina Siciliano), una ragazza che da bambina ha assistito, seppur confusamente, all’omicidio della madre da parte della sua stessa famiglia, affinché non denunciasse i legami con la ndrangheta. E la gioventù di Rosa è tutta determinata da questa oppressiva presenza di legami di potere e denaro, che le impediscono anche di esprimere il suo affetto per il ragazzo di cui si è innamorata. Storia dura con momenti che, anche senza indulgere, si avvicinano per tensione a un film horror, ma che ha il merito di mostrare come il desiderio di onorare la propria madre e alzare la testa contro il sopruso possano essere reali per costruire una vita nuova e diversa.

Ancora per il concorso, Avec amour et acharnement (che verrà probabilmente tradotto con Le due lame del coltello), film della regista francese Claire Denis (Chocolat). Sara (Juliette Binoche) ha una relazione ormai decennale con Jean (Vincent Lindon). Vivono insieme, mentre il figlio di lui, il quindicenne Marcus, la cui madre è tornata nelle Antille, vive con la nonna paterna. Jean ha anche passato un periodo in prigione, ma la vicinanza di Sara è un punto fermo nella sua vita. Quando però Sara viene a sapere che Jean comincerà a lavorare con François, l’uomo col quale Sara aveva prima una relazione, le cose si fanno difficili. François inizia a corteggiare Sara come se la loro storia non fosse mai finita, e Jean comincia a dubitare della donna che ama. Molto stiracchiato nella narrazione, il film della Denis ha dalla sua la recitazione dei protagonisti, due attori cui basta pochissimo per rendere verità al personaggio, ma la storia sembra non prendere mai il volo, e quando finalmente succede qualcosa, tutto si esaurisce in un paio di scene, con un finale tanto aperto quanto discutibile.