Thriller classico, di buona fattura e di solida regia, realizzato con poco. Nessun effetto, poco sangue (eccezion fatta per un'unica scena cruenta), un piccolo numero di attori. E i soliti vecchi arnesi del cinema di tensione: suspense e sorpresa, gestite con oculatezza, una colonna sonora spesso straniante e un'atmosfera claustrofobica che è decisamente l'elemento di maggior disagio per lo spettatore. Il regista spagnolo Jaume Balagueró, noto per il dittico horror Rec , abbandona l'elemento cruento e il paranormale che avevano caratterizzato le sue opere precedenti per imbastire un racconto di tensione giocando molto sul punto di vista interno. Tutto ruota infatti attorno al personaggio di César (l'ottimo Luis Tosar già visto in Cella 211 ): la voce fuori campo a commento dell'azione è sua, il disagio che investe la sua figura grigia e modesta, semplice passacarte di un immobile della buona borghesia spagnola, è percepito sin dalle prime immagini. Eppure non sono chiari i motivi del suo agire: che cosa lo spinge ad entrare di notte nell'appartamento della bella Clara? Che cosa è successo nel passato tra loro due? E, soprattutto, qual è il suo scopo ultimo? Riconquistarla? Ucciderla? Farla impazzire? Balagueró, da regista intelligente, non cade nel tranello di rivelare tutto allo spettatore: anzi, sin dall'incipit spiazzante, il regista spagnolo gioca con le attese dello spettatore obbligandolo addirittura, in un gioco perverso, a provare quasi compassione per il laido protagonista, perfino a provare tensione per lui quando il progetto architettato da César rischia di essere compromesso per i soliti piccoli dettagli a cui non si pensa mai. Non male la scelta di ambientare tutta la vicenda all'interno dell'appartamento e non male nemmeno le sequenze, solo in alcuni momenti un po' forzate e inverosimili, del Nostro impegnato nei propri maneggi sotto il letto della vittima. E funzionano anche i personaggi collaterali piuttosto sopra le righe (l'anziana vicina, la madre e il figlio impegnati nel servizio di pulizia del palazzo, la polizia stessa) grazie a cui Balagueró cambia di registro passando dalla tensione pura al grottesco al dramma semplice. A stonare, al di là di alcune vistose inverosimiglianze (possibile che in così tanti giorni alla povera Clara non sia capitato di guardare anche solo per sbaglio sotto il letto?), il personaggio della ragazzina vicina di casa di Clara: giovanissima, volgare e sboccata, ricatta César per non fiatare sul suo conto ma è troppo giovane, troppo arrogante per essere minimamente credibile. Il classico personaggio inserito dalla sceneggiatura per imprimere una svolta alla narrazione, ma debole perché sviluppato male e perché poco realistico. Un neo piuttosto grosso (la ragazzina è personaggio chiave per suspense e evoluzione del racconto) in un film lineare, efficace e inquietante.,Simone Fortunato