Ennesimo tentativo di ripetere il successo della saga di Twilight, l’adattamento del primo volume della saga delle Caster Chronicles (abbastanza liberamente adattato e ben diretto da Richard LaGravenese, un solido passato nella commedia romantica) inciampa nel tentativo di sfuggire al massimalismo trash che ha fatto la fortuna del suo predecessore. Nel moltiplicarsi degli adattamenti di romanzi “young adult”, del resto, non è più così facile trovare un’identità che distingua e qui il tentativo di dare realismo psicologico ai due protagonisti (non belli e patinati, ma capaci di guadagnarsi nel corso del film un certo affetto da parte del pubblico) tende a cozzare con la confusione di credenze che fa da sfondo alla vicenda.,Un Sud americano descritto a mo’ di caricatura (con le ragazze popolari della scuola che per l’occasione sono anche delle fanatiche religiose come le loro mamme), con libri proibiti secondo criteri francamente incomprensibili (niente Vonnegut, ma nemmeno Il buio oltre la siepe), dove l’unico luogo sacro riconosciuto dal protagonista è la biblioteca, custodita, però, da una misteriosa donna di colore che comunica con gli antenati morti offrendo loro del cibo… L’atmosfera, curiosamente, ma certamente non a caso, è quella di una teen series, ma con qualche ammiccamento letterario d’altri tempi che regala al film una certa originalità. In questo mondo si giocherà la partita sul futuro della giovane Lena, che, da giovane maga, allo scoccare dei 16 anni sarà “reclamata” dalla Luce o dalle Tenebre, in un conflitto tra predestinazione e libero arbitrio che va a intrecciarsi a una misteriosa maledizione. Il tutto in un orizzonte in cui Dio è citato una volta sola, solo per essere liquidato come garante dell’equilibrio tra luce e tenebre, mentre la protagonista viene richiamata a restare fedele a una identità che ancora non si è rivelata ma sembra non poter essere rinnegata.,Il manicheismo di fondo, certo, serve soprattutto a creare ostacoli a una storia d’amore predestinata (anche qui…). A renderla meno ovvia la caratterizzazione dei due ragazzi, che sono amanti della letteratura e hanno un discreto senso dell’umorismo, che aiuta a digerire la prevedibile dose di romanticismo adolescenziale. Interessante anche il fatto che la voce guida della vicenda non è la protagonista femminile, ma il giovane Ethan, il che (un po’ come in Warm Bodies) contribuisce a movimentare il percorso del racconto evitando di abbandonarlo ai sospiri di tanti teen movie. In più va detto che il cast dei comprimari (Irons, Thompson, Rossum, Davis) riesce a non far sembrare troppo assurde le teorie contorte e configgenti che si scontrano intorno al destino della giovane Lena; gli effetti speciali (soprattutto tempeste e inquietanti nubi nere) sono adeguati a rendere credibile la minaccia che aleggia su Lena, Ethan e tutto il loro mondo.,Se a LaGravenese va riconosciuto il merito di tratteggiare due protagonisti interessanti e non banali, un po’ più scontata la rappresentazione volutamente forzata di una religiosità ottusa e aggressiva che per la verità non ha nemmeno la forza di opporsi ai protagonisti. Curiosamente, però, la conclusione della pellicola (con apertura a un eventuale seguito, reso meno probabile dai deludenti risultati al botteghino americano) affida la sua “morale” a una predica del locale pastore a proposito del sacrificio, poi variamente declinato nel plot della vicenda.,Luisa Cotta Ramosino