Film bizzarro (a voler essere buoni) sotto tutti i punti di vista, con una trama più adatta a James Bond che a Eastwood: ciò che lo distingue è sicuramente il fatto che Clint abbia voluto girare tutte le scene più pericolose e spettacolari (che non sono poche) in prima persona.

La storia: il professor Jonathan Hemlock è uno stimato docente di storia dell’arte che si veste con giacche di tweed come Indiana Jones quando tiene lezione all’università. Ma per mantenere le sue abitudini di collezionista di dipinti rari e preziosi ha anche svolto incarichi da killer prezzolato per conto di un’agenzia segreta del governo americano. Deciso a smettere, deve controvoglia acconsentire a un’ultima richiesta, assai rischiosa. Si deve unire a una spedizione che affronterà la rischiosissima parete Nord dell’Eiger, in Svizzera, per uccidere una spia sovietica. Solo che non sa quale dei suoi compagni di cordata potrebbe essere l’uomo sotto copertura; e la scalata si presenta insidiosa sotto tutti i punti di vista. Di chi si potrà fidare per tornare sano e salvo?

Il film appartiene al filone “macho” di Clint Eastwood, quando in ogni titolo doveva/voleva mostrare la sua prestanza fisica, sempre circondato da donne (buone o malvage che fossero) bramose solo del suo corpo e affascinate dai suoi approcci sarcastici. La trama è ben oltre i limiti della sospensione dell’incredulità, anche per i tempi della Guerra Fredda, e i personaggi sono talmente caricati che potrebbero essere usciti direttamente dalle tavole di fumetti a poco prezzo.

Ma Assassinio sull’Eiger ha dalla sua la fortuna di essere girato in panorami meravigliosi e terribili, e di riproporre adeguatamente la piccolezza dell’uomo nella sua sfida alla montagna. Ben prima di Cliffhanger con Stallone, molto meglio di Sean Connery, Roger Moore o George Lazenby nei panni di Bond, di certo ispirazione per certo Indiana Jones di Spielberg, il film di Eastwood – per quanto datato e irrealistico – si tiene in piedi grazie alla maestria del protagonista nell’affrontare scene pazzesche in condizioni tremende, ma che ancora ad anni di distanza sono in grado di tenere col fiato sospeso lo spettatore.

Beppe Musicco