É possibile restare indifferenti di fronte a un padre come Luc Besson che inventa, scrive e dirige una fiaba per i suoi figli? In molti (e non solo a Hollywood) hanno tentato simili imprese, che ultimamente sembrano andare incontro a insuccessi o di botteghino (“Lady in the Water”) o di critica. É dai tempi di “Léon” che da Besson ci si aspetta molto, ma purtroppo come regista continua a deludere film dopo film. Lasciando da parte i toni fantascientifici e violenti, qui prova a entrare nella fantasia di un ragazzino che vive in una precaria situazione economica e affettiva. L'entrata nel mondo fantastico dei Minimei, con relativo passaggio da attori in carne e ossa all'animazione tridimensionale, lascia una grande libertà espressiva al regista. Il sotterraneo mondo dei Minimei così richiama quello de “Il quinto elemento”, mentre la bella principessa ha i lineamenti della musa Milla Jovovich (anche se non è ispirato a lei!). Ma la storia non ha un'anima, non decolla mai, procede su binari troppo consolidati perfino per il pubblico dei bambini.Seguendo il percorso classico dell'avventura per ragazzi, “Arthur e il popolo dei Minimei” è carente della dimensione umoristica e punta troppo su quella amorosa, che apparirà ridicola agli adulti e noiosa per i piccoli. ,Daniela Persico

Arthur e il popolo dei Minimei
Abbandonato dai genitori, accudito soltanto da una nonna, Arthur è affascinato dal grazioso popolo dei Minimei, folletti grandi quanto una pulce. Legge la loro storia sul libro di memorie del nonno, un esploratore misteriosamente scomparso. Grazie a uno strano sortilegio si trasformerà in uno di loro e partirà alla ricerca di un vero tesoro.