Film a episodi a tema amoroso e con la data di scadenza, un po’ ispirato a Love actually (pure qui c’è il bambino malato d’amore), ma privo sia del brio che dell’inventiva di quest’ultimo. Infila un cast da capogiro (ma con il profluvio di linee narrative più o meno forzatamente incrociate a nessun attore tocca molto più che un quarto d’ora in scena) nel tentativo di coprire ogni possibile target d’età (dall’infanzia, ormai infilata di diritto nel delirio consumistico della ricorrenza, alla terza età) e di genere (non manca l’omosessuale che decide finalmente di essere se stesso) con lo spirito di uno specialista di marketing più che di cinema.,Il fatto che la pellicola metta in scena, per bocca del giornalista sportivo costretto a interviste sdolcinate e dell’addetta stampa che “odia San Valentino”, la critica allo sfruttamento commerciale di una ricorrenza fasulla non impedisce che il film risulti assolutamente “organico” a quel medesimo sistema.,Rispetto a illustri antecedenti del genere “a episodi” qui si paga, eccome, l’eccesso di personaggi e di storie, nessuna delle quali approfondita a sufficienza per uscire dal cliché e conquistarsi davvero l’affetto di chi guarda, se si esclude forse il fiorista innamorato che si vede respingere l’anello dalla fidanzata e la sua amica che non si è accorta che il bel boyfriend conduce una doppia vita. Inutile dirlo, troveranno la consolazione proprio dove avrebbero dovuto sempre cercarla se avessero visto almeno una delle innumerevoli romantic comedy a cui gli autori qui si ispirano con pochissima originalità.,Sentimento a profusione, quindi, se possibile da consumare, pur di non restare soli, nella camera di un albergo elegante, o improvvisando sotto gli occhi compiacenti di genitori e parenti. L’unico un po’ perplesso, ma purtroppo consapevole dell’anacronismo del proprio modello, viene dall’unico sposato (cinquant’anni anche se con qualche acciacco) ma il suo commento sconsolato è la pietra tombale definitiva per una certa idea dell’amore, evidentemente non più consona alle esigenze del consumismo sentimentale odierno. A lui tocca anche offrire l’unica morale sempliciotta del film: se ami qualcuno lo devi accettare senza avanzare giudizi in toto e non solo per quello che ti piace (nel caso specifico anche il secondo lavoro come telefonista hot della tua fidanzata, dato che lei ha un mutuo scolastico da pagare).,Che l’amore tutto comprenda e tutto sopporti è una verità che ci siamo sentiti ricordare da fonti ben altrimenti autorevoli. Qui però viene ridotta a un conformismo livellante che bandisce ogni forma di giudizio morale, ma che alla lunga uccide anche la drammaturgia. Il risultato è in effetti assai noioso e inutile, ma c’è da stare tranquilli: non ha da durare più dei 365 giorni che separano dal prossimo appuntamento con l’amore.,Laura Cotta Ramosino