Film d’animazione francese, sofisticato e originale (quasi muto, ricco di citazioni e omaggi alla comicità di Jacques Tati), “Appuntamento a Belleville” è indirizzato più ad appassionati adulti che a bambini. Il disegno è irregolare, a volte quasi sgraziato (i paragoni con Bruno Bozzetto non ci sembrano calzanti) anche se con innegabili effetti comici. Peraltro la storia nel finale si trasforma in una specie di variante “animation” dei blockbuster hollywoodiani che in Europa tanto si disprezzano, con “effetti speciali”, esplosioni e decine di morti. Lascia perplessi un tale scoppio di violenza (con l’aggravante che è “buona”: in fondo si ammazzano solo dei cattivi…), che mal si adatta a un genere da cui è masochismo escludere a forza i bambini: perfino i complessi cartoon di Miyazaki sono fiabe con livelli di lettura adatti all’infanzia. Ma alla critica questo cartone animato è piaciuto tantissimo (e in effetti non mancano i punti a suo favore), e i cinefili affollano le sale.,

Appuntamento a Belleville
L’orfano Champion, indirizzato al ciclismo da una nonna che ne ha intuito la passione sportiva, diventato professionista viene rapito da una banda di mafiosi al Tour de France. La nonna e il fido cane si gettano all’inseguimento dei lestofanti, e riusciranno a liberare l’atleta con l’aiuto di tre anziane ex cantanti.