Apollo 10 e mezzo è ambientato a Houston, nell’estate del 1969, quella del primo allunaggio. Stan è un bambino di 9 anni, ultimo di sei fratelli. A scuola riceve la visita di due responsabili della Nasa che gli propongono di fare un test nello spazio; sarà lui il primo essere umano a mettere piede sulla luna ma non dovrà saperlo nessuno, neanche la sua famiglia…
Non è la prima volta che Richard Linklater (Boyhood) sceglie l’animazione; lo aveva già fatto nel 2001 con Waking Life e nel 2006 con A Scanner Darkly – Un oscuro scrutare. Questa volta con Apollo 10 e mezzo sceglie di raccontare una storia dai tratti autobiografici visto che anche il regista, come il protagonista Stan, nel 1969 aveva 9 anni. Linklater porta lo spettatore direttamente nell’atmosfera di quegli anni e in questo può ricordare quanto fatto da Paul Thomas Anderson con Licorice Pizza. Ci descrive l’ambiente di Houston, la quotidianità in un quartiere nuovo, la vita di una famiglia con sei figli, i giochi e i bisticci tra fratelli, l’attesa per la missione di Apollo 11 emblema del trionfo degli Usa sulle mire spaziali dell’Urss. Il tutto attraverso lo sguardo sognante e positivo di un ragazzino che partecipa direttamente agli eventi immaginando di essere lui l’astronauta scelto dalla Nasa per il primo allunaggio.
Il racconto è scorrevole e gradevole. A una prima parte molto descrittiva e raccontata da una voce fuori campo (Jack Black nella versione originale), segue una seconda in cui vediamo i preparativi in parallelo della missione sulla Luna: da una parte l’impresa ufficiale di Niels Armstrong, dall’altra quella compiuta da Stan. Apollo 10 e mezzo – uscito direttamente su Netflix – è il coming of age di un ragazzino protagonista di uno degli eventi storici che ha cambiato la storia dell’umanità.
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