La piccola Antigone, dopo l’uccisione dei suoi genitori, si trasferisce dall’Algeria alla periferia di Montreal in Canada con la nonna e i fratelli Eteocle, Polinice e Ismene. La ritroviamo a 17 anni, studentessa modello e innamorata del suo compagno di classe Emone. Durante una perquisizione della polizia, Eteocle viene accidentalmente ucciso e Polinice arrestato. Per evitare che il fratello venga espulso dal Paese, Antigone decide di sacrificarsi per lui, facendolo scappare di prigione…

Al suo quinto film da regista, la canadese Sophie Deraspe con Antigone si ispira a un fatto di cronaca e porta sul grande schermo la trasposizione cinematografica del mito classico di Sofocle che fece della giovane greca il simbolo della difesa della legge del cuore contro la legge degli uomini, fino all’estremo sacrificio. La scena è trasposta al giorno d’oggi alla periferia di Montreal dove per Antigone e la sua famiglia, raccolta attorno al grande affetto per la nonna, è difficile vivere. L’uccisione di Eteocle e l’arresto di Polinice portano Antigone a farsi carico della responsabilità della sua famiglia, proteggendo la nonna e cercando di salvare il fratello. Nella sua scelta di farsi arrestare, Antigone antepone appunto la legge del cuore, la legge non scritta dell’amore per la sua famiglia a quello per le leggi ufficiali, secondo le quali Polinice avrebbe dovuto essere processato e poi rimandato in Algeria. Durante un’udienza in tribunale, nel tentativo di spiegare la decisione del suo sacrificio, Antigone dice alla corte di agire in quel modo perché «è il cuore che glielo ha detto». E questa frase diventa lo slogan per una generazione. Infatti, l’aspetto interessante del film, che si differenzia dalla tragedia del grande drammaturgo greco, è che Antigone non è sola. Trova l’appoggio delle ragazze che come lei sono detenute in un centro rieducativo, ne diventa la leader e il modello da imitare anche nel taglio di capelli. La sua vicenda viene prima raccontata dai tg ufficiali, poi – grazie ai social – diventa virale e le permette di raccogliere il consenso di quanti, soprattutto giovani, fanno di lei il simbolo della lotta contro le istituzioni e il loro cinismo.

L’Antigone di Deraspe non ha il re Creonte contro cui lottare, come l’eroina di Sofocle, ma ha un sistema da provare a sconfiggere simboleggiato dall’insensibilità della giudice che la processa, dalla violenza della polizia, fino alla incompetenza della responsabile del centro di detenzione giovanile. Contro di loro Antigone si scaglia difendendo la sua legge del cuore.  Il film della regista canadese segue passo passo l’evoluzione di Antigone, ben interpretata da Nahéma Ricci, ma nei momenti clou non riesce sempre a trasmettere quel pathos che ci aspetterebbe da una tragedia, tanto da far sembrare le scelte di Antigone un po’ velleitarie ed esagerate. Un po’ frettoloso il finale che si distacca, però, dal testo originale di Sofocle. Presentato nel 2019 alla Festa del Cinema di Roma e al Toronto Film Festival dove vinse come miglior film canadese.

Aldo Artosin

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