In una piantagione di cotone confiscata dai soldati confederati durante la Guerra Civile, un gruppo di militari tiene in regime di schiavitù uomini e donne di colore. Tra queste spicca Eden, una giovane dal forte spirito indipendente che tenta la fuga, causando però una durissima rappresaglia e finendo per essere marchiata con il fuoco. Pur costretta a diventare la donna del comandante, non smette di sognare la libertà… Veronica, invece, è una moderna afroamericana di grande successo; ha un marito e una figlia che la adorano ed è fortemente impegnata per i diritti civili e nella lotta contro il razzismo. La sua attività non piace e crea invidie, tanto che viene rapita. Quale destino tremendo accomuna Eden a Veronica?
È possibile raccontare ancora qualcosa sullo schiavismo negli Stati Uniti dopo i numerosi film realizzati sull’argomento tra cui i recenti 12 anni schiavo, Django Unchained, The Birth of a Nation o Free State of Jones? È quello che provano a fare, con un taglio originale, gli esordienti Gerard Bush e Christopher Renz con Antebellum. Un film drammatico, con intreccio thriller e qualche tocco horror, che è diviso in due come si evince dalla trama. Alla parte ambientata durante la Guerra Civile, dove si descrivono in modo chiaro soprusi e angherie subite dagli schiavi, si contrappone quella collocata ai giorni nostri in cui una parte del mondo americano fa fatica ad accettare il successo di una donna di colore e le sue rivendicazioni in tema di diritti civili; un fastidio che si trasforma in intolleranza e finisce con un rapimento violento. Inevitabile, quindi, pensare a quanto successo nei mesi scorsi negli Usa in tema di episodi razzisti; per questo Antebellum è un film che si cala bene in questo contesto. L’originalità della storia, più che nel modo in cui racconta lo schiavismo, sta soprattutto nel modo in cui le due parti del film sono collegate tra loro con un meccanismo che ricorda alcuni film di M.Night Shyamalan (uno in particolare, di cui non diciamo il titolo per non svelare l’effetto sorpresa). Non mancano i colpi di scena ma con il passare dei minuti la storia purtroppo perde mordente fino a un finale troppo scenografico e simbolico in cui tutti i tasselli della trama trovano compimento ma che lasciano qualche dubbio in chi vede il film. Molto brava, nei doppi panni di Eden e Veronica, Janelle Monáe (Il diritto di contare) su cui posa praticamente tutto il film che è disponibile su Amazon Prime Video.
Aldo Artosin