Una buona causa per un film sballato, non riuscito, brutto e patinato al tempo stesso. Una ricca ragazza si intenerisce alla causa di un medico senza frontiere, che combatte per la causa dei bambini denutriti e in generale dei rifugiati nei posti di guerra. Per lui abbandonerà ricchezze e privilegi e lo seguirà in capo al mondo: all’inzio lui respinge (giustamente) la viziata ex snob che cerca di darsi da fare ma non sa neppure da dove si comincia; poi scocca (ahi noi) l’amore. E il film diventa un fotoromanzo, con tanto di tramonti infuocati come in “Beautiful”. C’è davvero di che irritarsi in “Amore senza confini”, ennesima occasione per Angelina Jolie di far vergognare chi all’inizio della carriera credeva in lei (ultimo suo film riuscito, “Il collezionista di ossa”): ma dall’Oscar (esagerato) per “Ragazze interrotte” non ne ha più azzeccata una. La prima mezz’ora è anche buona, ti prende il dramma umano dei derelitti di cui si occupa il coraggioso medico interpretato da Clive Owen. Poi, nonostante qualche scena madre e qualche doverosa denuncia, il film (lunghissimo, oltre tutto) naufraga. E l’irritazione cresce proprio perché tali argomenti dovrebbero essere accompagnati da un film vero. Unico lato positivo, appunto la causa buona: chi va al cinema può regalare un euro tra quelli comunque destinati al prezzo del biglietto per comprare latte per i bambini africani.,Simone Fortunato,