Siamo nell’anno 1.000 dopo che gli essere umani sono stati costretti a lasciare il nostro pianeta (da qui il titolo After Earth). Il primo comandante degli United Rangers Corps Cypher Raige (Will Smith) e il figlio Kitai Raige (Jaden Smith) precipitano sulla Terra in seguito all’incidente occorso alla loro navicella spaziale. Di tutto l’equipaggio si salvano solo loro due. C’è una sola possibilità per poter tornare a casa: il giovane Kitai deve percorrere 100 km a piedi per andare a recuperare nella coda della navicella, caduta in un altro luogo, un sofisticato strumento per chiamare rinforzi da Nova Prime, pianeta dove si è rifugiato il genere umano.

Quello che colpisce del film diretto da M.Night Shyamalan è soprattutto l’ambientazione. La Terra è completamente disabitata dopo che una serie di catastrofi climatiche hanno costretto gli uomini ad abbandonarla. Ora domina incontrastata la natura e gli animali sono diventati molto feroci e pericolosi. È in questo ambiente che Kitai deve compiere l’impresa cui il regista riesce a trasmettere con merito un certo pathos. Ma After Earth è soprattutto un film sul rapporto tra padre e figlio (e lo sono davvero i due attori: Will Smith e il figlio Jaden, che avevano già lavorato insieme in quel bel film che è La ricerca della felicità di Gabriele Muccino). Cypher all’inizio non ha fiducia nella maturazione del figlio; sembra accusarlo della precedente morte della sorella e tra i due c’è una forte incomunicabilità. Sarà l’avventura sulla terra a mettere a posto le cose? Il giovane aspirante ranger non dovrà vedersela solo con la natura e gli animali pericolosi ma anche con il mostruoso Ursa, un esemplare della feroce specie animale sterminatrice di uomini di Nova Prime, che la navicella stava trasportando prima di precipitare. Fa da sfondo al film il tema della natura. Anche se non c’è un vero e proprio messaggio ecologista, non può sfuggire all’attenzione dello spettatore il fatto che gli uomini siano stati costretti ad abbandonare la terra a causa di una serie di sconvolgimenti climatici; come se il pianeta in questo modo avesse deciso di ribellarsi al genere umano e di tornare in possesso di quanto gli appartiene. Onestamente After Earth non è il miglior film di M.Night Shyamalan. Sono ben lontani i tempi di Il sesto senso, Unbreakable e Sings; però il regista sa suscitare la giusta tensione e il giusto thrilling nel seguire il viaggio di Kite. Il film, inteso come un’avventura nella natura incontaminata, sinistramente affascinante e pericolosa, si fa vedere senza fatica. Negli Stati Uniti After Earth ha riscosso dure critiche; il film è stato tacciato di essere un subdolo manifesto di sostegno alle tesi di Scienthology cui appartiene Shyamalan e di cui – si dice – sia simpatizzante lo stesso Smith (autore del soggetto del film e anche produttore con la moglie). Difficile dare una risposta, anche se i diretti interessati negano con fermezza questa intenzione propagandista. Certo, gli inviti del comandante Cypher al figlio Kitai di avere il controllo sulle proprie emozioni, a “visualizzare” le situazioni, a vincere la paura per diventare padroni del proprio destino, sembrano andare in quella direzione. Anche i risultati al box office americano sono stati deludenti e per Will Smith, autentico mattatore a Hollywood con incassi da oltre 100 milioni di dollari a film, è arrivata una battuta d’arresto. Magari saranno i mercati europei a dare maggiori soddisfazioni ad After Earth.

Stefano Radice