Shanghai, 1937. L’esercito nazionalista cinese è in rotta e non riesce a contenere l’avanzata dei giapponesi. La città è divisa in due; la parte sud è zona franca dopo un accordo internazionale ma a nord si combatte. Ai giapponesi resta da espugnare un vecchio magazzino dove, però, 800 impavidi soldati sono disposti a tutto pur di resistere…

Con 800 eroi, il regista Guan Hu (passato due volte alla Mostra del cinema di Venezia con Cow e Mr.Six) porta sullo schermo un episodio ormai quasi dimenticato della lunga e sanguinosa guerra tra Cina e Giappone. L’intento è chiaramente epico e patriottico per quello che è un vero e proprio kolossal che strizza l’occhio ai film Usa e che ha una durata di ben 150 minuti. Guan Hu non risparmia niente allo spettatore; scene di eroismo, di sacrificio estremo (con la forzatura di attribuire ai soldati cinesi la scelta di immolarsi come kamikaze mentre questa pratica suicida venne introdotta dai giapponesi), discorsi patriottici e retorici. Vediamo sullo schermo soldati impavidi ma anche uomini in preda alla paura che però, al momento giusto, trovano il coraggio per compiere il proprio dovere. C’è una lunga scena di battaglia nella parte centrale del film cui segue, però, una seconda parta quasi esclusivamente all’interno del magazzino dove la telecamera segue i volti dei soldati; una sorta di film nel film perché con le truppe c’è anche un giornalista con una cinepresa. Vediamo anche un forte elemento simbolico, un cavallo bianco che galoppa mentre infuria la battaglia e che rappresenta la speranza cinese di un futuro glorioso.

Il vero aspetto interessante del film è un altro e riguarda la parte sud della città, quella parte libera dove si trovano cinesi, giornalisti ma anche figure internazionali che prima assistono distratte a quello che accade a nord, poi partecipano sempre di più agli eventi ma sono dei veri e propri spettatori di quello che non è un film ma una vera guerra. La loro iniziale indifferenza si trasforma poco a poco in sentita partecipazione ma anche nell’impossibilità di poter aiutare i soldati cinesi che si stanno battendo anche per loro.  800 eroi, uscito in Cina dopo il lockdown, è stato un grandissimo successo commerciale ed è l’occasione per avvicinarsi a un war movie che non sia di produzione americana.

Aldo Artosin

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