Prodotto da Sam Raimi che ha affidato la direzione al giovane David Slade, e tratto da un fumetto di culto per gli appassionati, “30 giorni di buio” (ma il titolo originale è più efficace nell’ossimoro: “30 Days of Night”) non sarà originalissimo nel soggetto (l’assedio dei vampiri alla città, simile a molti film del genere, e in particolare a “Distretto 13” di Carpenter) ma ha qualche freccia al proprio arco. Un’ottima location, nel freddo della Nuova Zelanda, dove il film è stato girato, e in generale un’ottima confezione, dalla fotografia al casting al make-up che rende i vampiri veramente terribili, forse tra i più terribili almeno delle ultime stagioni, all’interpretazione degli attori tra cui prevale il volto inquietante di Danny Huston, figlio del regista John. Non mancano le sbavature: la narrazione, dopo un incipit suggestivo, prosegue troppo in fretta, con le didascalie che ci avvertono che sono passati – senza, stranamente, grossi accadimenti – troppi giorni; il problema dei viveri che non viene risolto; la barbetta cresciuta di Hartnett che scandisce un po’ troppo semplicisticamente il passare del tempo; un vampiro che muore ma che misteriosamente ritorna in una scena…. Più di tutto però funziona il clan dei vampiri, terribili ed inquietanti nelle espressioni dentate e nel linguaggio cacofonico e orribile. Non manca qualche momento di tensione e persino una sequenza di suspense. Per un film di genere diretto da un regista praticamente alle prime armi è più che sufficiente.,Simone Fortunato

30 giorni di buio
Mentre un paesino dell’Alaska si prepara a un lungo mese senza luce, strani episodi di sangue cominciano ad avvenire.