Ray (Elle Fanning) è nata femmina, ma si è sempre sentita un maschio. Dopo anni di terapia psicologica, ha bisogno del consenso dei genitori per cominciare la cura ormonale. A rendere le cose più complicate c’è la non comune situazione familiare: Ray abita con la madre singola Maggie (Naomi Watts), ma sotto lo stesso tetto vivono anche la nonna Dolly (Susan Sarandon) e la sua compagna, dato che sono lesbiche. Maggie non si spiega come mai Ray non possa vivere come omosessuale senza bisogno di passare attraverso cure e operazioni, e in più necessitando del consenso del padre, che ha abbandonato moglie e figlia da molti anni. Adesso Maggie deve confrontarsi col cambiamento preteso da Ray e anche coi problemi del suo passato.
La scelta di 3 Generations è di non raccontare la storia dal punto di vista di Ray, ma dal punto di vista di sua madre, combattuta tra il desiderio di accondiscendere alla scelta della figlia, pur non essendo del tutto convinta e avvertendo il desiderio di avere ancora una figlia (e non un figlio). Elle Fanning prende molto sul serio il suo ruolo e in più di un momento sembra veramente di aver a che fare con un ragazzo, ma la sua femminilità fatica a rimanere nascosta per tutto il film, e in più di un momento (il rapporto coi compagni di scuola, sguardi e reazioni) fa sorgere molti dubbi sulla credibilità di Ray come uomo. Che appare meno convincente è il ruolo di Susan Sarandon, che dovrebbe aggiungere un tocco di levità e commedia alla storia, ma che in troppi momenti è semplicemente vacuo, quando addirittura – come nelle scene di confronto col padre di Ray – fa crollare un castello già molto delicato di per sé e che fa porre allo spettatore seri dubbi sul modo di affrontare una tematica così seria.
Beppe Musicco