Nadine (Hailee Steinfeld) e Krista (Haley Lu Richardson) sono migliori amiche fin da piccole, e nel corso degli anni si sono sempre sostenute a vicenda. In Krista, Nadine trova una persona affine, in grado di capirla e che riempie i suoi vuoti dopo la morte del padre. Quando Krista si innamora del fratello di Nadine, però, il loro rapporto diventa sempre più freddo, fino ad entrare in crisi. Superarla non è facile quando ci si ritrova soli, senza amici, con una madre con cui non si è mai andati d’accordo e che non ha nel cuore lo spazio dell’amato papà. Per fortuna che ci sono il professor Bruner (Woody Harrelson) e il giovane Erwin con la sua passione per il cinema…

«Professor Bruner la avviso che sto per suicidarmi». Inizia così, parola più parola meno, 17 anni (e come uscirne vivi), opera prima della regista americana Kelly Fremon Craig. Un inizio che accende subito l’interesse dello spettatore e che rimane tale fino alla fine. In un periodo in cui escono molti film sui giovani alle prese con le difficoltà del crescere, 17 anni resta particolarmente impresso. Di film sulle crisi adolescenziali ne sono sempre stati proposti anche in passato, ma in questo film c’è qualche elemento degno di nota. Tutto ruota attorno al personaggio di Nadine, interpretato alla grande da Hailee Steinfeld (scoperta dai Coen ne Il Grinta) che dà spessore al suo personaggio di ragazza sola, senza amici, con un linguaggio piuttosto scurrile, sempre in lotta con il mondo intero (soprattutto con la madre), invidiosa di un fratello bello e vincente e che si aggrappa all’amica Krista, unica sua certezza. Nadine è sola anche perché è parecchio antipatica e non fa niente per farsi accettare dagli altri che considera quasi tutti stupidi e superficiali. Non si accorge neanche dell’interesse sincero del timido compagno di classe Erwin, giovane facoltoso e di belle speranze con un talento per i film di animazione.

Nadine, insomma, impersona la classica ragazza che non si trova per niente nel mondo contemporaneo (il suo breve sfogo sulla mania di postare tutto sui social è da applausi) ma il suo percorso di crescita consiste proprio nel capire che non è possibile che tutto ruoti secondo i nostri desideri. Sarà il professor Bruner a farglielo comprendere (grande l’interpretazione di Harrelson), che proprio minimizzando i problemi della ragazza – forse anche perché dare risposte non è semplice per niente – cerca di darle la spinta per superarli. Ma che ci sarà quando la ragazza avrà veramente bisogno. Ecco, negli sfoghi mai banali di Nadine al suo professore, in cui la ragazza esprime i suoi problemi, il suo bisogno di un rapporto con una figura adulta e le sue frustrazioni, stanno i momenti più alti di questo film, che non sarà un capolavoro ma che ha più di qualche spunto di interesse.

Stefano Radice