Carlo vive per il suo lavoro di responsabile delle risorse umane in un’azienda, tanto che non ha nemmeno un minimo di rapporto con i tre figli. Non solo con la piccola di due anni, ma nemmeno con l’adolescente 13enne (che lo disprezza) e con il bambino semi-teppista di 10 anni. A loro, come alla casa e a tutto il resto, bada la moglie Giulia: per lui una casalinga che dopo aver portato i figli a scuola ha un sacco di tempo libero per riposarsi e divertirsi; mentre in realtà è una donna stremata, che non fa più nulla con gioia e con i nervi sempre a fior di pelle, pronta a scattare per tutto. Ma quando lui le dice «mi piacerebbe essere al tuo posto», lei lo prende in  parola: e di punto in bianco parte con la sorella per una vacanza di dieci giorni a Cuba. Per Carlo è una tragedia…

L’inizio del nuovo film di Alessandro Genovesi (La peggior settimana della mia vita, Soap opera, Ma che bella sorpresa) è curioso e azzeccato, anche se non originalissimo, e le schermaglie tra i due coniugi credibili; anche se Fabio De Luigi sembra recitare sempre la stessa parte, nelle tante commedie in cui è impegnato, mentre Valentina Lodovini ci mette la grinta e la “cattiveria” che il ruolo richiede. E in generale la figura del padre che pensa al lavoro e praticamente non conosce i figli, e tanto meno sa relazionarsi con loro, inizia a diventare un po’ troppo replicata e stantìa. Poi ci si mettono il licenziamento ingiusto di una dipendente nell’azienda di Carlo (costretto a farlo per sembrare un “duro”: si sa, nelle commedie italiane le aziende e i loro capi sono quasi sempre negative), uno spregiudicato rivale che gli dà il tormento e lo mette ai margini (Niccolò Senni, bravo attore e ottima spalla che troviamo molto sottovalutato dal nostro cinema), un capo che non si accorge dei colpi bassi che si tirano i due (e impone la feste aziendale delle famiglie, ribattezzato “family day”); una baby sitter che solo i distratti non capiscono chi è. E quando la verità emerge, la scena con De Luigi è un po’ troppo virata al patetico. Come è un po’ imbarazzante nel pre-finale il licenziamento del protagonista che si presenta alla riunione con la bimba di due anni e sembra cercare lo scontro a tutti i costi, propedeutico alla soluzione dei problemi di famiglia.

Insomma, Dieci giorni senza mamma – che prende le mosse da un film argentino, Mamá se fue de viaje, come già il recente Ti presento Sofia, sempre con De Luigi – procede per accumulo di situazioni un po’ viste e prevedibili, in cui la differenza la fanno talvolta alcune gag e situazioni (come la devastazione finale nella villa del capo). Bravi, però i tre piccoli attori nei panni dei figli (la piccolissima Bianca Usai è la figlia del produttore Alessandro); mentre curiosamente Diana Del Bufalo nel ruolo della baby sitter, se apprezzabilmente non ripete i suoi personaggi precedenti, è fin troppo sotto tono. Alla fine la commedia, che ne richiama tante altre, si fa vedere e ha comunque il merito di rappresentare una famiglia che fa simpatia, con i suoi problemi e le nevrosi incrociate tra i vari componenti (anche minorenni); ma con le polveri bagnate sul versante comico, perché anche chi è ben disposto e spera di ridere o quanto meno sorridere si trova a farlo solo a sprazzi. Con l’aggravante di un’aggiunta “morale”, con l’epilogo politicamente corretto, piuttosto posticcia. Quindi, poco sincera.

Luigi De Giorgio